Il tempo quaresimale è un dono. Ricordarlo ci aiuta a superare una sua concezione riduttiva, quasi sempre ritmata da interpretazioni che fanno torto alla sua bellezza umana e cristiana. E’ un tempo liturgico segnato dall’ascolto della Parola, dalla preghiera e dalla carità, ma è contemporaneamente orizzonte di libertà, riscoperta di bisogni fondamentali quali la fame di consolazione e di fraternità, di orientamento e di verità. La fame di Parola e quella di preghiera s’intersecano con quelle di autenticità e di umanità.
La Quaresima è come una sveglia che suona. Ci avverte che è scoccata ancora una volta l’ora della conversione, di un nuovo convergere in Cristo. Un’occasione annuale per affrontare e vincere i tre idoli della nostra vita, così ben rappresentati nelle tre tentazioni a cui si sottopone Gesù: l’idolo del potere (“ti darò tutta questa potenza e la gloria”), l’idolo economico (“che queste pietre diventino pane”) e quello religioso (“gli angeli ti sosterranno”). Cristo ha vinto le tentazioni con l’ascolto della Parola di Dio, la preghiera e il digiuno; quest’ultimo come presa di distanza anche dal nostro corpo, per non appesantirci nella ricerca di quello che non ci sazia. In questo modo, la penitenza diventa una disciplina liberante, un prepararsi al dono di sé, uno svincolarsi da quanto ci schiavizza e ci orienta in funzione solo di noi stessi.
Abbiamo il desiderio di ritrovare le sorgenti autentiche della nostra umanità? Che tipo di fame abbiamo? Domande che i credenti non possono evitare, ma che sono rivolte a tutti, perché la Quaresima è un dono anche alla società. Ognuno è infatti consapevole della fame della propria anima e delle risposte che cerca. Per il credente la penitenza è sempre attesa dello Sposo, incontro da preparare, accettazione di una purificazione non dalla vita ma dal peso di un’esistenza bloccata o mai sbocciata, acciaccata nello spirito.
Accanto a Gesù la nostra umanità non solo si rinnova, ma si ritrova. Cadute tutte le maschere, abbandonato uno stile di vita vuoto e superficiale può emergere la vera fame da saziare: il desiderio di una vita piena e felice, dove Dio non è un rivale ma l’alleato principale per realizzarla. Altro che Quaresima come vertice di una concezione della vita pessimista e oscurantista! Il tempo liturgico si fa vitale e il cammino di fede diventa umanizzante, rigenerante.
La Traccia della Chiesa italiana in vista del 5°Convegno ecclesiale nazionale di Firenze (9-13 novembre 2015) che ha come tema: In Gesù Cristo il nuovo umanesimo, ci invita ad “ascoltare l’umano” intorno e – aggiungo – dentro di noi, cioè a “vedere la bellezza di ciò che c’è, nella speranza di ciò che ancora può venire, consapevoli che si può solo ricevere”. La Quaresima può riaccendere l’attenzione alla nostra umanità che, seppur stanca, talvolta logora, persino incattivita in alcune manifestazioni è pur sempre il “luogo” dove si manifesta la presenza e la salvezza di Dio.
Non c’è Quaresima senza riconciliazione, e non c’è risurrezione senza insurrezione contro tutto quello che ci impedisce di abbracciare la piena umanità che Dio ci ha donato e che continuamente ci riconquista grazie al suo Figlio Gesù.
+ Antonello Mura