Il nostro cammino di fede rivive ogni anno la grandezza della Pasqua di risurrezione di Gesù Cristo. Rinnovata ogni domenica, celebra il suo passaggio dalla morte alla vita, meglio: il trionfo della Vita sulla Morte. Si tratta della festa “cardine” della vita cristiana, perché se la risurrezione di Gesù di Nazareth non fosse reale – ci ricorda san Paolo – vana e incapace di dare consistenza alla vita sarebbe la nostra fede (cf 1Cor 15,17.19)
Ma come assumere la Pasqua come “festa”, ricordandone i suoi tragici eventi di passione e di morte? Come credere che quel cadavere è risorto? e che la risurrezione del Cristo riguarda tutti noi?
Sono domande che nei Vangeli si concretizzano nella fatica dei discepoli a pervenire alla fede nella risurrezione, superando lo scandalo della croce e il paradosso del Messia che salva attraverso la sua morte. Ma sono le domande da non evitare per ritrovare il senso di un cammino di fede che accetta la sfida di ogni morte e di ogni sconfitta umana.
Stimolati dalla risurrezione i cristiani, tutti noi, non possiamo rimanere insensibili di fronte alla domanda di vita che sale dalla nostra storia. Perché la risurrezione prende sul serio la nostra finitezza e offre una risposta a coloro che sostano accanto alle innumerevoli tombe nelle quali racchiudiamo noi stessi e tutta la realtà. La morte, in particolare, con il suo carattere di “nemico” dell’esistenza è così ostile che solo recuperandola nell’ambito della vita – la “sorella morte” di san Francesco – si può considerarla un passaggio, dichiarandola essa stessa mortale: “O morte, dov’è la tua vittoria?” (1Cor 15,55).
La fede pasquale dei cristiani è fondata sulla Passione che Dio ha per l’umanità, fino a morirne. Questa Passione è emersa in profondità e per sempre con Gesù, manifestandosi come amore gratuito e incondizionato, amore di un Padre che si è riconosciuto in lui, dicendogli: “Tu sei mio Figlio, dunque ti esalto, ti glorifico, ti faccio rialzare dalla morte”. “Dio ha risuscitato Gesù, … perché non era possibile che la morte lo tenesse in suo potere” (At 2,24). Non era possibile perché Dio è onnipotente nell’amore e questo amore, entrato in duello con la morte, l’ha vinta per sempre.
E’ l’amore di Dio, allora, che ci dona la risurrezione di suo Figlio e anche la nostra. Noi cosa possiamo fare per renderla attuale, non solo al termine della nostra esistenza? Siamo chiamati a narrare ogni giorno che la vita è più forte della morte, mostrandolo nel costruire comunità familiari e cristiane in cui si passa dall’io al noi, perdonando senza chiedere reciprocità, avendo simpatia e passione soprattutto per gli ultimi e i sofferenti, collaborando a una giustizia e a una legalità che libera da tante situazioni di morte, rinunciando ad affermare noi stessi senza gli altri o contro di essi, offrendo la nostra vita liberamente e per amore. Facendo sì che, anche attraverso la nostra parola e le nostre azioni, Dio sia conosciuto e amato come colui che non si rassegna di fronte alla morte, a qualsiasi morte. E per affermare ed ascoltare con gioia, anche quest’anno: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” (Lc 24,5).
Buona Pasqua di risurrezione!
+ Antonello Mura