Risorti come persone del giorno dopo.
Il dono della Pasqua si configura come uno dei doni più grandi, più liberi e più gratuiti che si possano condividere nel cammino degli uomini e delle donne di ogni tempo. Nei racconti della Risurrezione ritorna spesso la seguente espressione: il giorno dopo il sabato. Un dato reale, ma anche una provocazione salutare per tutti coloro che attendono che passi quel sabato di smarrimento e di disperazione, andando incontro finalmente al giorno dopo, un passaggio obbligato per chi attende speranza e vita.
Credo che il nesso tra smarrimento e speranza contraddistingua tutti i passi della Pasqua di Gesù, ma restituisca anche un senso ad ogni passaggio di risurrezione che ci riguarda. Diventa, anzi, un appello alle nostre risorse di cuore e di intelligenza, di passione e di desiderio.
Noi continuiamo ad essere quelli del giorno dopo. E Dio continua a condurci a questa scoperta, così come si è rivelato nella Pasqua di Gesù.
Un passaggio fondamentale è raccontato nella liturgia della Messa «in Cena Domini», quando Gesù, ai discepoli che hanno avuto il coraggio e la libertà di stare con lui, nonostante ci siamo tutti i presupposti del suo drammatico testamento, dice: «Voi siete coloro che avete perseverato con me nelle prove» (Lc 22,28). In loro c’è smarrimento e speranza, ma non guadagnano la seconda se non attraverso la prima.
Anche il nostro percorso pasquale segue la stessa rotta. Passa dallo scoprire, come accade nella Veglia, che i quattro simboli che vi sono presenti: la luce, la Parola, l’acqua e il pane costituiscono le quattro identità di Gesù. Lui è la luce del mondo, la parola definitiva del Padre, l’acqua per la vita in pienezza e il pane della vita.
La vera scoperta pasquale è la consapevolezza della sua presenza nella nostra vita, insieme alla certezza che, nonostante tutti gli smarrimenti, è lui a guidarci alla conquista più bella: la speranza di vivere da risorti. Facciamo allora risuonare in noi la parola evangelica più affasciante del giorno di Pasqua, il giorno dopo il sabato: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?» (Lc 24,5). E San Paolo aggiunge: «Senza la risurrezione vana sarebbe la nostra fede» (cf 1Cor 15,14).
Tutta l’esperienza di vita cristiana, quindi la sua dimensione pasquale, è racchiusa in queste parole, affidate ancora una volta anche a noi. Un dono straordinario per la nostra libertà di uomini e di donne fragili, ma sempre alla ricerca di vita e di speranza.
L’augurio è che la nostra ricerca ci porti a fare l’esperienza che hanno vissuto le donne, quando hanno trovato sorprendentemente scoperchiata la tomba e rivoltata la pietra. Da quel momento tutto è cambiato.
L’auspicio, ancora, è che in quel momento ci siano degli “angeli” che ci insegnino a non fissarci sulle nostre tombe, sulle delusioni e gli smarrimenti, perché ad immagine di Gesù, che non è più tra i morti, anche noi riscopriamo una vita nuova e una luce che incanta.
Allora, davvero, anche noi saremo quelli del giorno dopo. Figli della risurrezione. E la speranza continuerà così ad essere una vittoria sulla disperazione. Buona Pasqua.